L'uomo moderno se è infelice è pessimista.
Dicevano gli argonauti che navigare è necessario, ma che non è necessario vivere. Noi, argonauti della sensibilità malata, diciamo che sentire è necessario, ma che non è necessario vivere.
Vivere è non pensare.
Amare è fraintendersi.
In me ogni affetto si verifica in superficie, ma con sincerità. Sono stato sempre attore, e sul serio. Ogni volta che ho amato ho finto di amare, e ho finto come me stesso.
Desidero partire: non verso le Indie impossibili o verso le grandi isole a Sud di tutto, ma verso un luogo qualsiasi, villaggio o eremo, che possegga la virtù di non essere questo luogo. Non voglio più vedere questi volti, queste abitudini e questi giorni.
Il pessimismo cosmico è una dottrina di consolazione. Molto peggio sta chi credendo all'ambivalenza dell'ordine esistente, riconosce se stesso per inadatto, quindi per condannato a soffrire.
Il meglio non è altro che la realtà così com'è. Questo fu il pessimismo di Hegel.
A quelli che sono pessimisti e si tormentano di continuo mi viene voglia di dire: quanto siete stupidi.
Il mio pessimismo è tale che sospetto perfino la sincerità dei pessimisti.
Essere pessimisti circa le cose del mondo e la vita in generale è un pleonasmo, ossia anticipare quello che accadrà.
Ho una visione molto pessimistica del futuro: ogni volta che vedo le news vorrei avere accanto uno psichiatra.
L'ottimista vede opportunità in ogni pericolo, il pessimista vede pericolo in ogni opportunità.
Il pessimista prudente si suicida gettandosi davanti all'ambulanza.
L'ottimista è un imbecille felice, il pessimista un imbecille infelice.
Nulla è più triste a vedersi di un giovane pessimista, eccetto un vecchio ottimista.