La compassione è chiamata virtù solo dai décadents.— Friedrich Nietzsche
La compassione è chiamata virtù solo dai décadents.
Per malattia si deve intendere un intempestivo approssimarsi della vecchiaia, della bruttezza e dei giudizi pessimistici cose che sono in relazione fra loro.
Ciò che fa l'originalità di un uomo è che egli vede una cosa che tutti gli altri non vedono.
Avere ragione è una ragione in più per non aver alcun successo.
Si dimentica la propria colpa, quando la si è confessata a un altro, ma di solito non la dimentica l'altro.
Per troppo tempo si nasconde nella donna uno schiavo e un tiranno. Perciò la donna non è ancora capace di amicizia: conosce soltanto l'amore.
Se tutte le elemosine venissero date solo per compassione, i mendicanti sarebbero tutti quanti morti di fame.
È disperante frequentare persone per cui si prova disprezzo: essere obbligati, per pura cortesia, ad ammirare cose la cui insignificanza fa compassione.
Solo chi è molto infelice ha il diritto di compatire un altro.
Nella dorata guaina della compassione si nasconde talvolta il pugnale dell'invidia.
Meglio essere invidiato che essere oggetto di compassione.
Non è cosa tanto nemica della compassione quanto il vedere uno sventurato che non è stato in niente migliorato, né ha punto appreso dalle lezioni della sventura, maestra somma della vita.
Non si può avere compatimento per gli altri, quando abbiamo troppo da soffrire per noi stessi.
Solo la virtù concede un buon Karma e la più grande virtù è la compassione.
La vista continua di persone sofferenti fa diminuire continuamente la compassione. Invece, si diventa tanto più sensibili al dolore degli altri quanto più si è capaci di partecipare alla loro gioia.