Solo chi è molto infelice ha il diritto di compatire un altro.
Un nuovo vocabolo è come un seme fresco gettato nel terreno della discussione.
La stupida aspirazione all'eleganza è una delle cause principali per cui i matematici non comprendono le loro proprie operazioni; ossia: l'incomprensione e quell'aspirazione sgorgano da una sorgente comune.
Il talento è una fonte da cui sgorga acqua sempre nuova. Ma questa fonte perde ogni valore se non se ne fa il giusto uso.
I numeri non sono fondamentali per la matematica.
Anche se il risultato della filosofia è semplice, non può esserlo il metodo per arrivarci. La complessità della filosofia non è quella della sua materia, ma del nostro intelletto annodato.
La compassione è chiamata virtù solo dai décadents.
Meglio essere invidiato che essere oggetto di compassione.
Solo la virtù concede un buon Karma e la più grande virtù è la compassione.
Non si può avere compatimento per gli altri, quando abbiamo troppo da soffrire per noi stessi.
La vista continua di persone sofferenti fa diminuire continuamente la compassione. Invece, si diventa tanto più sensibili al dolore degli altri quanto più si è capaci di partecipare alla loro gioia.
Non è cosa tanto nemica della compassione quanto il vedere uno sventurato che non è stato in niente migliorato, né ha punto appreso dalle lezioni della sventura, maestra somma della vita.
Nella dorata guaina della compassione si nasconde talvolta il pugnale dell'invidia.
Se tutte le elemosine venissero date solo per compassione, i mendicanti sarebbero tutti quanti morti di fame.
È disperante frequentare persone per cui si prova disprezzo: essere obbligati, per pura cortesia, ad ammirare cose la cui insignificanza fa compassione.