Il dolore non vale da obiezione alla vita.
Che significa vivere? Vivere, ecco quel che significa: respingere da sé senza tregua qualcosa che vuole morire; vivere vuol dire essere crudeli e spietati contro tutto ciò che sta diventando debole e vecchio in noi.
Una sentinella perduta alla fine preferisce pur sempre una manciata di «certezza» a un intero carro di belle possibilità.
La Chiesa è esattamente ciò contro cui Gesù predicò, e contro cui insegnò a combattere ai suoi discepoli.
Chi scrive in sangue e sentenze, non vuol essere letto ma imparato a mente. Sui monti la via più diretta è quella da vetta a vetta: ma per questo occorre che tu abbia gambe lunghe. Le sentenze devono essere vette: e coloro ai quali si parla devono essere grandi e di alta statura.
Da che cosa si può misurare la saggezza. L'aumento della saggezza si può misurare con esattezza in base alla diminuzione di bile.
La felicità è benefica al corpo, ma è il dolore quello che sviluppa le facoltà dello spirito.
Un'ora breve di dolore c'impressiona lungamente; un giorno sereno passa e non lascia traccia.
Se lo scopo prossimo e immediato della nostra vita non è il dolore, allora la nostra esistenza è la cosa più contraria allo scopo del mondo.
La natura del dolore è eccellente, perché, se si protrae, non può essere grande, e se è grande, non può protrarsi.
Il dolore infierisce proprio là dove si accorge che non è sopportato con fermezza. Poichè il ringhioso dolore ha meno forza di mordere l'uomo che lo irride e lo tratta con disprezzo.
Sinché un uomo gode della vita, nulla deve disperare: può ad un tratto passare dal più profondo dolore alla massima gioia; dalla massima disgrazia alla più alta felicità.
Incominciai a capire che i dolori, le delusioni e la malinconia non sono fatti per renderci scontenti e toglierci valore e dignità, ma per maturarci.
Parole, frasi, idee, non importa quanto sottili o ingegnose, i voli più folli della poesia, i sogni più profondi, le visioni più allucinanti, non sono altro che rozzi geroglifici cesellati nella sofferenza e nel dolore per commemorare un evento non comunicabile.
Chi sradicasse la conoscenza del dolore estirperebbe anche la conoscenza del piacere e in fin dei conti annienterebbe l'uomo.
Puoi trovare del dolore nuovo di zecca ogni volta che scopri qualcosa che più o meno sai già.