I poeti non hanno pudore verso le loro esperienze intime: le sfruttano.
Ciò che non mi distrugge mi rende più forte.
Un popolo è il giro vizioso della natura per giungere a sei, a sette grandi uomini. Sì: e per poi scantonarli.
Non il fatto che mi hai ingannato, ma che io non ti creda più, m'ha profondamente scosso.
La gioia comune, e non il dolore comune, fa l'amico.
Scrivere meglio significa contemporaneamente anche pensare meglio.
Il poeta è un fingitore. Finge così completamente che arriva a fingere che è dolore il dolore che davvero sente.
L'aria è la stessa: il poeta inspira, l'aforista espira.
Il poeta ribelle, l'eroe solitario, è un individuo senza seguaci: non trascina le masse in piazza, non provoca le rivoluzioni. Però le prepara.
Il vero poeta non deve avere parenti.
I poeti parlano una sola lingua, ma non si comprendono ugualmente fra di loro.
Il poeta vive di esagerazioni e si fa conoscere per mezzo di fraintendimenti.
Il Poeta deve avere l'orecchio di un arabo selvaggio che ascolta il silenzio del deserto, l'occhio di un indiano mentre segue le orme del nemico sulle foglie nei sentieri della foresta, e il tatto di un cieco che tocca il viso di un bambino amato.
Il poeta è un imitatore, come il pittore o qualunque altro artista che produca delle immagini. Perciò egli deve necessariamente seguire una delle tre maniere di imitare: deve rappresentare le cose o come furono o sono realmente, o come si dice e si crede che siano, o come dovrebbero essere.
Il vero poeta moderno dovrebbe scrivere sui muri, per le vie, le proprie sensazioni e impressioni, fra l'indifferenza o l'attenzione dei passanti.
Non c'è forse sentimento al mondo, nemmeno l'avidità del guadagno, che sia tanto contrario all'ingenuità del poeta, quanto questa gola di gloria, che si risolve in un desiderio di sopraffazione!