Il privilegio dei morti: non moriranno più.— Gabriele D'Annunzio
Il privilegio dei morti: non moriranno più.
Ricordati di osare sempre.
Da certi suoni della voce e del riso, da certi gesti, da certe attitudini, da certi sguardi ella esalava, forse involontariamente, un fascino troppo afrodisiaco.
Tutto ritorna; e la saggezza è vana. La saggezza non val legno ficulno, né zàccaro caprino. Io voglio, alunno di Libero, fini di fine insana.
O Vita, o Vita, dono terribile del dio, come una spada fedele, come una ruggente face, come la gorgòna, come la centàura veste.
Ci sono certi sguardi di donna che l'uomo amante non scambierebbe con l'intero possesso del corpo di lei.
Posso morire quando voglio: questo è il mio elisir di vita.
A tutto si rimedia fuorché all'osso del collo scavezzato, e la morte non la si scappa quando l'ora è arrivata.
Gli dei nascondono agli uomini la dolcezza della morte, affinché essi possano sopportare la vita.
Vorrei essere solo con la morte. È una partita a due che voglio giocare fino in fondo anche se so che è sempre lei a vincere.
La morte distrugge un uomo: l'idea della morte lo salva.
Se temo la morte vuol dire che la vita mi è ancora vicina, disperata più di me.
La morte venne nel mondo per il peccato', dice il cristianesimo. Ma la morte è puramente l'espressione cruda, stridente e portata al suo eccesso, di ciò che il mondo è nell'essenza sua. Onde è più conforme al vero dire: il mondo è per il peccato.
Se si sfrega a lungo e fortemente le dita di una mano sul dorso dell'altra e poi si annusa la pelle, l'odore che si sente, quello è l'odore della morte.
Ed è il pensiero della morte che, in fine, aiuta a vivere.
La morte è questo: la completa uguaglianza degli ineguali.