La morte è questo: la completa uguaglianza degli ineguali.
Dove la parola manca, là comincia la musica; dove le parole si arrestano, l'uomo non può che cantare.
Morire è la condizione stessa dell'esistenza. In ciò mi rifaccio a tutti coloro che hanno detto che è la morte a dar senso alla vita proprio sottraendole tale senso. Essa è il non-senso che dà un senso negando questo senso.
William James pare dicesse ai candidati al suicidio: "Aspettate il giornale di domani".
La musica può toccare direttamente il corpo e sconvolgerlo, provocare danza e canto, strappare magicamente l'uomo a se stesso.
"So che morirò, ma non ci credo". Dice Jacques Madaule. Lo so ma non ne sono intimamente persuaso. Se ne fossi persuaso completamente certo non potrei più vivere.
Chi non vuole morire non vuole vivere.
È impossibile sperimentare la propria morte oggettivamente e continuare a cantare una melodia.
Si muore talmente meglio quando si crede a qualcosa. Si muore talmente di meno.
Notare nei cimiteri il grande rispetto della morte da parte di gente che non ha rispetto per la vita.
Crediamo che la morte ci segua e, invece, ci ha preceduto e ci seguirà. Tutto quello che è stato prima di noi è morte; che importa se non cominci oppure finisci, quando il risultato in entrambi i casi è questo: non esistere.
Morire sarà una splendida avventura.
Vorrei essere solo con la morte. È una partita a due che voglio giocare fino in fondo anche se so che è sempre lei a vincere.
In qualunque luogo ci sorprenda la morte in battaglia, che sia la benvenuta.
La morte è senza mistero, come la vita. È una necessità: poiché è necessario vivere.
Giù, giù, in fondo al cuore, non crediamo alla nostra estinzione; in qualche modo ci aspettiamo di essere presenti, a osservare quello che succederà ai posteri.