La morte è questo: la completa uguaglianza degli ineguali.— Vladimir Jankélévitch
La morte è questo: la completa uguaglianza degli ineguali.
La musica può toccare direttamente il corpo e sconvolgerlo, provocare danza e canto, strappare magicamente l'uomo a se stesso.
Morire è la condizione stessa dell'esistenza. In ciò mi rifaccio a tutti coloro che hanno detto che è la morte a dar senso alla vita proprio sottraendole tale senso. Essa è il non-senso che dà un senso negando questo senso.
William James pare dicesse ai candidati al suicidio: "Aspettate il giornale di domani".
Dove la parola manca, là comincia la musica; dove le parole si arrestano, l'uomo non può che cantare.
La morte è l'assentarsi dell'eterno.
La morte è come il sonno, ma con questa differenza: se sei morto e qualcuno grida "In piedi, è giorno fatto!", ti riesce difficile trovare le pantofole.
La morte non è la perdita più grande nella vita. La perdita più grande è quello che muore dentro di noi mentre viviamo.
In qualunque luogo ci sorprenda la morte in battaglia, che sia la benvenuta.
Morire per dormire. Nient'altro. E con quel sonno poter calmare i dolorosi battiti del cuore, e le mille offese naturali di cui è erede la carne! Quest'è una conclusione da desiderarsi devotamente. Morire per dormire. Dormire, forse sognare.
Guardando un cadavere, la morte mi sembra una partenza. Il cadavere mi dà l'impressione di un vestito smesso. Qualcuno se n'è andato e non ha avuto bisogno di portare con sé quell'unico vestito che indossava.
La morte distrugge un uomo, l'idea della morte lo salva.
La morte è il male più grande, perché recide la speranza.
Quando Morte tra noi disciolse il nodo, Che prima avvinse il Ciel, Natura e Amore, Tolse agli occhi l' oggetto, il cibo al core, L' alme congiunse in più congiunto modo.
La vita fa l'analisi, la morte si incarica della sintesi.