La morte è questo: la completa uguaglianza degli ineguali.— Vladimir Jankélévitch
La morte è questo: la completa uguaglianza degli ineguali.
La musica può toccare direttamente il corpo e sconvolgerlo, provocare danza e canto, strappare magicamente l'uomo a se stesso.
"So che morirò, ma non ci credo". Dice Jacques Madaule. Lo so ma non ne sono intimamente persuaso. Se ne fossi persuaso completamente certo non potrei più vivere.
Dove la parola manca, là comincia la musica; dove le parole si arrestano, l'uomo non può che cantare.
Morire è la condizione stessa dell'esistenza. In ciò mi rifaccio a tutti coloro che hanno detto che è la morte a dar senso alla vita proprio sottraendole tale senso. Essa è il non-senso che dà un senso negando questo senso.
William James pare dicesse ai candidati al suicidio: "Aspettate il giornale di domani".
La morte è il male più grande, perché recide la speranza.
La morte non è un evento estremo e conclusivo, è un elemento della vita con il quale noi tutti coabitiamo.
Morire è una vera stronzata. Darei la vita per non morire.
Nessuno sa se per l'uomo la morte non sia per caso il più grande dei beni, eppure la temono come se sapessero bene che è il più grande dei mali. E credere di sapere quello che non si sa non è veramente la più vergognosa forma di ignoranza?
Se io muoio non piangere per me, fai quello che facevo io e continuerò vivendo in te.
La morte verrà all'improvviso avrà le tue labbra e i tuoi occhi ti coprirà di un velo bianco addormentandosi al tuo fianco.
La morte è il fondo scuro che serve a uno specchio se vogliamo vedere qualcosa.
Meglio morire combattendo per la libertà che vivere da schiavi.
La morte non è mai banale: è solennità, è mistero.
Il vero antidoto alla paura della morte non può che provenire dalla vita. Essa è un formidabile diversivo, un antidoto che respinge indietro quel pensiero e quella paura.