Quando siamo nati abbiamo perso quanto perderemo con la morte: tutto.— Emil Cioran
Quando siamo nati abbiamo perso quanto perderemo con la morte: tutto.
L'uomo emana un odore speciale: fra tutti gli animali, soltanto lui puzza di cadavere.
Aver commesso tutti i crimini, tranne quello di essere padre.
Quando si sa che ogni problema è un falso problema si è pericolosamente vicini alla salvezza.
Si vive nel falso fino a che non si è sofferto. Ma quando si comincia a soffrire si entra nel vero soltanto per rimpiangere il falso.
La "dolcezza del vivere" è scomparsa con l'avvento del rumore. Il mondo sarebbe dovuto finire cinquant'anni fa; o, meglio ancora, cinquanta secoli fa.
La morte è una ladra che non si presenta mai di sorpresa.
Cosa vorrei sulla mia epigrafe? Data di nascita, data di morte. Punto. Le parole delle epigrafi sono tutte uguali. A leggerle uno si chiede: ma scusate, se sono tutti buoni, dov'è il cimitero dei cattivi?
Alla stupida domanda "Perché io?" l'universo si prende a malapena il disturbo di replicare: perché no?
La più gran soddisfazione che si possa dare al prossimo e che poi senza nessun dubbio ci procura le maggiori lodi, è quella di morire.
Quando un uomo muore, un capitolo non viene strappato dal libro, ma viene tradotto in una lingua migliore.
Lasciando con la patria ogni conforto, Ove più l'Appennin la neve agghiaccia, Carco n'andrò di così gravi some, Chiamando morte, e te sola per nome.
Io sono decisamente antimorte. Dio sembra essere sotto ogni profilo promorte. Non vedo come potremmo andare d'accordo sulla questione, lui e io.
Se mi converto è perché è meglio che muoia un credente che un ateo.
Non è vero che la morte ci giunge come un'esperienza in cui siamo tutti novellini, come dice Montaigne. Tutti prima di nascere eravamo morti.
La morte ci colga vivi.