Senza la possibilità del suicidio avrei potuto uccidermi molto tempo fa.
Il male, al contrario del bene, ha il duplice privilegio di essere affascinante e contagioso.
Sapere che si è mortali significa in realtà morire due volte, anzi, tutte le volte che si sa di dover morire.
Si diventa tolleranti soltanto nella misura in cui si perde di vigore, si cade amabilmente nell'infanzia, e si è troppo stanchi per tormentare gli altri con l'amore o con l'odio.
Ciò che non è straziante è superfluo, almeno in musica.
La libertà è il bene supremo solo per quelli che sono animati dalla volontà di essere eretici.
È concepibile che si ammazzi una persona per contare nella sua vita?
Lascia che il ricordo voli al giorno in cui nascesti, cieco, sordo, muto e nudo, un buco nel vuoto, un'ombra nel buio, nel nulla assoluto, e il caos ti esplode intorno: luci, suoni, sangue, grida sensazioni senza azioni, istinto suicida.
A frenarmi dall'ammazzare qualcuno sarebbe, prima d'ogni remora morale, l'inettitudine. Quanto a me, volessi anche ammazzarmi, mi servirebbe un liberto.
Matrimoni imprudenti! E ditemi: dove mai in cielo o in terra si son visti matrimoni prudenti? Altrettanto varrebbe discorrere di suicidi prudenti!
Non si può chiedere a nessuno il suicidio come forma di protagonismo politico.
Il gusto del suicidio è un dono.
È un suicidio vivere all'estero. Ma come sarebbe essere a casa? Un persistente disfacimento.
Questa storia l'ho progettata e decisa io. Sono sereno, non credere. Ti abbraccio e ti saluto con tutta la forza. Non lasciare che ti sottomettano. Non dimenticarmi.
Vi è solamente un problema filosofico veramente serio: quello del suicidio.
Il suicida è un carcerato che, nel cortile della prigione, vede una forca, crede erroneamente che sia destinata a lui, evade nottetempo dalla sua cella, scende giù e s'impicca da sé.