Non v'è merito alcuno nel serbarsi fedele a una creatura cui si vuol bene.
Colui che suscita desideri può facilmente vedersi condannato a spegnerli.
L'amore è un pazzerello che vuol essere nutrito di riso e di giochi; un cibo diverso lo fa morire di consunzione.
La nostra intelligenza spesso commette l'errore di supporre negli altri la nostra stessa disinvoltura.
La capacità di dimenticare nasce da debolezza e invece la capacità di rassegnarsi nasce da una forza che può essere ascritta tra le virtù.
Il suo merito più significativo, quello che, forse, costituisce un «unicum» nell'ampio ventaglio delle culture mondiali e che le ha consentito più volte di risorgere dalle proprie rovine quando pareva condannata a morte certa, è stata la capacità di fare autocritica.
Come c'è del merito nell'infelicità, c'è dell'intelligenza nell'essere felici.
Se non ti prendi cura di quello che hai, non meriti di averlo.
Poter nuocere a qualcuno e non volerlo fare è un grandissimo titolo di merito.
Un grande merito attrae molti ammiratori, ma pochi amici, e raramente dei benefattori.
Agli stupidi non capita mai di pensare che il merito e la buona sorte sono strettamente correlati.
Se si trattasse ognuno a seconda del suo merito, chi potrebbe evitare la frusta?
Mio nonno mi disse una volta che ci sono due tipi di persone: quelli che fanno il lavoro e quelli che si prendono il merito. Mi disse di cercare di essere nel primo gruppo; ci sarà sempre molta meno competizione.
A vedere la cura che le convenzioni sociali sembrano dedicare nello scartare il merito da tutte le cariche, dove esso potrebbe essere utile alla società, ed esaminando la lega degli sciocchi contro gli uomini d'ingegno, sembra di assistere a una congiura di servi per scacciare i padroni.
Più conosco il mondo e meno ne sono entusiasta: ogni giorno che passa mi conferma nel mio giudizio sull'instabilità dei caratteri e sullo scarso affidamento che va fatto su ciò che può apparire merito o ingegno.