Mare crespo, vento fresco.— Giovanni Verga
Mare crespo, vento fresco.
Quando non c'è più olio il lume si spegne.
Al giorno d'oggi per conoscere un uomo bisogna mangiare sette salme di sale.
A buon cavallo non gli manca sella.
Chi non sa l'arte chiuda bottega, e chi non sa nuotare che si anneghi.
La gallina che cammina torna a casa con la pancia piena.
E forse gli alberi che attirano le tempeste, sono quelli che il vento inclina sui naufraghi, persi, senz'alberi, senz'alberi né isole fertili. Ma cuore mio, ascolta il canto dei marinai!
Lo ricordi cosa facevi da bambina? Salivi sopra il colle. Non importava quanto fosse lontano il traguardo. Salivi sulla cima. Il vento ti abbracciava e ti trascinava con sé, ma succedeva per poco: poi eri tu a trascinare il vento.
Se il vento mi trasporta per niente, perché devo camminare?
Era un soffio, un ansito misterioso che pareva uscire dalla terra stessa.
A volte arriva il vento prima della pioggia e accelera il volo degli uccelli fuori dalla finestra, uccelli fantasma che cavalcano la notte, piú strani dei sogni.
In casa o fuori, nessuno si rilassaIn marzo, quel mese di vento e tasseIl vento andrà via senza dannoLe tasse resteranno tutto l'anno.
Quali dal vento le gonfiate vele caggiono avvolte, poi che l'alber fiacca, tal cadde a terra la fiera crudele.
Ah, popolo mobile che cede al minimo vento! Sventura a chi s'appoggia su questa canna.
Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuol approdare.
So che dopo la mia morte sulla mia tomba sarà deposta molta immondizia. Ma il vento della storia la disperderà senza pietà.