La vita è l'infanzia della nostra immortalità.
Tutti i professionisti sono handicappati dal non essere autorizzati a ignorare le cose che sono inutili.
È così piacevole occuparsi di qualcosa che si conosce solo a metà, che non si dovrebbe biasimare il dilettante alle prese con un'arte che non imparerà mai, né dovrebbe essere lecito criticare l'artista che abbia voglia di sconfinare dalla sua arte in un terreno contiguo.
Essere compiaciuti dei propri limiti è una condizione disperata.
I soli mezzi per raggiungere i propri fini con le persone sono la forza e l'astuzia. Anche l'amore si dice; ma ciò equivale ad attendere che sorga il sole, mentre la vita ha bisogno di ogni singolo momento.
Conoscere i luoghi, vicino o lontani, non vale la pena, non è che teoria; saper dove meglio si spini la birra, è pratica, è vera geografia.
Segno certo d'amore è desiderare di conoscere, rivivere l'infanzia dell'altro.
Me lo diede papà, per i miei cinque anni. Disse: "L'infanzia finisce quando scopri che un giorno morirai".
Gli scrittori nascono con un'eccezionale capacità di osservazione: sin dall'infanzia guardano le persone, le cose, la vita, se stessi in modo incessante e piano piano cominciano a interpretare certi tratti, certe scene che non sono ovvie, che non sono in superficie.
È letteralmente Gesù ad aver inventato l'infanzia, ad aver affermato cioè, una volta per sempre, che i bambini sono esseri umani e che sono sacri e inviolabili.
L'infanzia smette ufficialmente quando si aggiunge il primo zero agli anni. Smette ma non succede niente, si sta dentro lo stesso corpo di marmocchio inceppato dalle altre estati, rimescolato dentro e fermo fuori.
Nell'infanzia, il paradiso è in noi.
L'infanzia non ha tempo. Man mano che gli anni passano bisogna conservarla e conquistarla, nonostante l'età.
La Juventus è come una malattia che uno si trascina dall'infanzia. Alla lunga ci si rassegna.
A molti uomini piacciono i piedi, e anche a me. Non mi fanno sesso, ma tenerezza: è una parte così infantile, intima.