Inevitabilmente tutti i grandi uomini conservano qualcosa di infantile.— Sigmund Freud
Inevitabilmente tutti i grandi uomini conservano qualcosa di infantile.
Se qualcuno giunge al punto di accettare acriticamente tutte le assurdità che le dottrine religiose gli trasmettono, e perfino di ignorarne le contraddizioni vicendevoli, la sua debolezza intellettuale non deve stupirci oltremodo.
Se al momento non possiamo vedere al di là dell'elemento mentale, non è una buona ragione per negare la sua esistenza.
Pur essendo incline a tutti gli estremi, la massa può venir eccitata solo da stimoli eccessivi. Chi desidera agire su essa, non ha bisogno di coerenza logica fra i propri argomenti; deve dipingere nei colori più violenti, esagerare e ripetere sempre la stessa cosa.
Il lapsus verbale diventa un mezzo di espressione mimico, e sovente invero per esprimere quel che non si voleva dire, diventa cioè un mezzo per tradire sé stesso.
Il contrario del gioco non è ciò che è serio, bensì ciò che è reale.
Gli scrittori nascono con un'eccezionale capacità di osservazione: sin dall'infanzia guardano le persone, le cose, la vita, se stessi in modo incessante e piano piano cominciano a interpretare certi tratti, certe scene che non sono ovvie, che non sono in superficie.
L'infanzia e la vecchiaia non solo si ricongiungono ma sono i due stati più profondi che è dato di vivere.
Non arrivavano in molti fino a trent'anni. La vecchiaia era un privilegio di alberi e pietre. L'infanzia durava quanto quella dei cuccioli di lupo. Bisognava sbrigarsi, fare in tempo a vivere prima che tramontasse il sole, prima che cadesse la neve.
È letteralmente Gesù ad aver inventato l'infanzia, ad aver affermato cioè, una volta per sempre, che i bambini sono esseri umani e che sono sacri e inviolabili.
Chiunque sia sopravvissuto alla propria infanzia, possiede informazioni sulla vita per il resto dei propri giorni.
Se non fosse per questo dolce scandalo dell'infanzia, in uno o due secoli l'avarizia e l'inganno avrebbero disseccato la terra.
L'infanzia non ha tempo. Man mano che gli anni passano bisogna conservarla e conquistarla, nonostante l'età.
Mia soltanto è la patria della mia anima. Vi posso entrare senza passaporto e mi sento a casa; essa vede la mia tristezza e la mia solitudine ma non vi sono case: furono distrutte durante la mia infanzia, i loro inquilini volano ora nell'aria in cerca di una casa, vivono nella mia anima.
Quando l'infanzia muore, i suoi cadaveri vengono chiamati adulti ed entrano nella società, uno dei nomi più garbati dell'inferno. Per questo abbiamo paura dei bambini, anche se li amiamo: sono il metro del nostro sfacelo.
La nostra conoscenza, se paragonata alla realtà, è primitiva e infantile. Eppure è il bene più grande di cui disponiamo.