L'amore è sofferenza addolcita con l'immaginazione, salata con le lacrime, condita col dubbio, insaporita con le novità, e ingerita con gli occhi chiusi.

Helen Rowland
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La nostra interpretazione

L’amore viene presentato come un’esperienza complessa, in cui la sofferenza non è un incidente di percorso, ma una componente strutturale. Non si tratta solo di dolore puro: la mente interviene per addolcirlo, trasformandolo in qualcosa di sopportabile attraverso sogni, aspettative e idealizzazioni. L’immaginazione costruisce scenari, attenua la durezza della realtà e rende possibile continuare ad amare nonostante le ferite. Le lacrime ne sono il sale: danno intensità, profondità, gusto emotivo, ricordano che ciò che si vive tocca nel profondo e lascia tracce. Il dubbio diventa un condimento stabile, perché nell’amore raramente si possiede una certezza assoluta: si teme di perdere, di non essere abbastanza, di essere traditi o dimenticati. Le novità, invece, rappresentano il continuo bisogno di stimoli, di sorprese, di cambiamenti che impediscano al sentimento di diventare abitudine vuota. Infine, l’immagine degli occhi chiusi richiama abbandono e rischio: ci si affida senza vedere chiaramente, accettando l’ignoto, le illusioni e le possibili delusioni. L’amore appare così come una miscela di piacere e dolore, speranza e insicurezza, desiderio di fusione e paura della perdita, che si continua ad accogliere proprio perché, nonostante tutto, dà senso e sapore all’esperienza umana.

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