Poca gente è degna di non credere a niente.— Jean Rostand
Poca gente è degna di non credere a niente.
È abusivo approfittare di ciò che si pensa per disprezzare il pensiero.
Essere adulto è essere soli.
La sincerità eccessiva può portare alla menzogna, come l'eccessiva dolcezza alla crudeltà.
Meno si crede in Dio, più si capisce che altri ci credano.
È più facile morire per ciò che si crede che credervi un po' meno.
Accettare una credenza semplicemente perché essa è costume, significa: essere disonesti, essere vili, essere pigri. E così disonestà, viltà e pigrizia sarebbero i presupposti dell'eticità?
Chi crede non vuole pensare, ma spostare montagne, diventare beato, avere molto: Dio, immortalità, felicità eterna. Forse è per questo che non vuole pensare? Forse non ne è affatto capace? In ogni caso non deve. Spesso non ne ha bisogno, perché altri se ne incaricano per lui.
Non credete a nulla di quanto sentito dire e non credete che alla metà di ciò che vedete.
Quando si crede troppo, si rischia tanto quanto si crede troppo poco.
Se oggi i popoli civili più non credono che il sole, ogni sera, si tuffi nell'oceano, non è certo merito della religione.
Il mezzo più efficace di ottener fama è quello di far credere al mondo di esser già famoso.
Credere significa liberare in se stessi l'indistruttibile, o meglio: liberarsi, o meglio ancora: essere.
La parola credere è una cosa difficile per me. Io non credo. Devo avere una ragione per certe ipotesi. Anche se conosco una cosa non è detto che debba crederci.
Non l'avrei visto se non ci avessi creduto.
Se non credi più a nessuno niente crede neanche a te.