Se guardi in cielo e fissi una stella, se senti dei brividi sotto la pelle, non coprirti, non cercare calore, non è freddo ma è solo amore.
— Khalil Gibran
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La nostra interpretazione
Il testo propone un’immagine delicata e intensa di un’esperienza affettiva profonda, paragonata a un contatto misterioso con il cielo e le stelle. L’attenzione viene posta su un momento di contemplazione in cui lo sguardo si perde nell’infinito, e da quel gesto silenzioso nascono sensazioni fisiche inattese, come brividi che attraversano la pelle. Questi brividi non sono presentati come un segnale di disagio o di freddo, ma come una manifestazione concreta di qualcosa di immateriale e interiore: un sentimento che supera la mera razionalità. Non viene suggerito di difendersi, coprirsi o proteggersi, bensì di riconoscere e accogliere ciò che sta accadendo. L’amore viene mostrato come una forza che sorprende, che si insinua nei dettagli più piccoli, trasformando il semplice atto di osservare il cielo in un’esperienza emotiva totalizzante. È un invito a non temere la vulnerabilità, a lasciarsi attraversare da ciò che si prova, a dare un nome a quelle vibrazioni interiori che spesso si tenta di nascondere. L’amore viene così descritto come una presenza discreta ma potente, capace di farsi sentire nel corpo e nell’anima, senza bisogno di rumore, parole o dichiarazioni esplicite.