Il nazionalismo è l'unica consolazione dei popoli poveri.
La nostra vita è un test. Se fosse una vita vera ci direbbero dove andare e che cosa fare.
La carne in scatola americana la mangio, ma le ideologie che l'accompagnano le lascio sul piatto.
I filosofi è cosa strana, non capiscono nulla di arte, mentre gli artisti capiscono assai di filosofia: segno è che l'arte è anche filosofia, ma la filosofia non è arte.
Quando era fascista abusava di verbi al tempo futuro; ora, democratico, si serve del condizionale.
I ricordi sono come i sogni: si interpretano.
E' stata una nostra colpa, non meno grave delle altre, l'essere vissuti per tanti anni distratti in uno squallore che agiva per conto suo.
Guardare indietro è fatale all'Arte. È un voler restare poveri. L'arte non può e non vuole sopportare la miseria.
Quando le nostre coscienze cresceranno così tenere che agiremo per evitare la miseria umana, piuttosto che vendicarla?
La plebe è tumultuante per abito, malcontenta per miseria, onnipotente per numero.
Credetemi, se un uomo parla delle proprie disgrazie, in esse c'è qualcosa che non gli è sgradevole, perché dove non c'è altro che la pura miseria non c'è mai alcun ricorso alla menzione di essa.
L'eroina. La droga dei miserabili.
Un modo di farsi un'idea delle miserie dei nostri compatrioti è andare a vedere i loro piaceri.
Si è morti, si dorme il grande sonno e ci se ne fotte di certe miserie.
I miserabili non hanno compassione, fanno del bene solo su dei forti princìpi di dovere.
Là dove si è voluto esasperare ancora di più il capitalismo, facendone un capitalismo di Stato, la miseria è semplicemente spaventosa.