Vivo alla morte, ma morto alla vita.
La vita è un flusso che noi cerchiamo di arrestare in forme stabili e determinate ... dove la realtà ti disperde e disintegra oppure ti vincola e ti incatena fino a soffocarti.
La cinematografia è il linguaggio di apparenze, e le apparenze non parlano. Il linguaggio delle apparenze è la musica. Bisogna levare il cinematografo dalla letteratura e metterlo nella musica, perché deve essere il linguaggio visivo della musica.
Il pensiero più fastidioso e più affliggente che si possa avere, vivendo: quello della morte.
Quando uno è contento di sé stesso, ama l'umanità.
Quando tuo padre t'ha messo al mondo, caro, il fatto è fatto. Non te ne liberi più finché non finisci di morire.
Muore giovane chi è caro agli dei.
Prima di morire voglio sentire l'urlo di una farfalla.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Non v'è rimedio per la nascita e la morte salvo godersi l'intervallo.
In fondo morire non sarebbe niente. Quel che non sopporto é il non poter sapere come andrà a finire.
Ciò che principalmente ti affligge nella morte altrui è la rinnovata visione della certezza della tua.
Alla stupida domanda "Perché io?" l'universo si prende a malapena il disturbo di replicare: perché no?
La morte è sempre e dovunque terribile per una creatura che è nata e che non ha vissuto. Che non ha vissuto affatto: capisci, che non ha vissuto!
La morte è come un pescatore che pigli il pesce nella rete e per un po' lo lascia in acqua; il pesce nuota ancora, ma ha tutt'intorno la rete, e il pescatore lo tirerà su, quando gli sembrerà opportuno.
Come uomini siamo uguali davanti alla morte.