Scrivere è anche non parlare. È tacere. È urlare in silenzio.
Si crede che, quando una cosa finisce, un'altra ricomincia immediatamente. No. Tra le due cose, c'è lo scompiglio.
La piena utilizzazione della vita è raggiunta dalle donne che hanno figli. Quella è la loro certezza.
È una meraviglia ignorare il futuro.
Recitare non significa aggiungere qualcosa al testo. Al contrario, si toglie qualcosa.
C'è una pazzia dello scrivere che si ha dentro, una pazzia, furiosa ma non è per questo che si è pazzi. Anzi.
Scrivere è leggere in sé stessi.
Se non scrivo quello che vedo effettivamente accadere su questo globo infelice racchiuso nei contorni del mio teschio penserò che il povero Dio mi abbia mandato sulla terra per niente.
È bello scrivere perché riunisce le due gioie: parlare da solo e parlare a una folla.
Il vero amore per le nostre opere conserva sempre un occhio ironico e ilare.
Noi non scriviamo per il popolo. Qualsiasi tipo di arte si rivolge solo all'aristocrazia intellettuale di una nazione.
Scrivere meglio significa contemporaneamente anche pensare meglio.
Scrivere presuppone ogni volta la scelta d'un atteggiamento psicologico, d'un rapporto col mondo, d'un'impostazione di voce, d'un insieme omogeneo di mezzi linguistici e di dati dell'esperienza e di fantasmi dell'immaginazione, insomma di uno stile.
Scrivere è riuscire a dire le cose gravi con frivolezza e quelle leggere con gravità; ci vuole però, il senso dell'ironia e anche quello dell'autoironia.
Di tutto quanto è scritto io amo solo ciò che uno scrive col sangue. Scrivi col sangue e allora imparerai che il sangue è spirito.
Non scrivere né per te né per gli altri, né per l'oggi né per il domani, né per il guadagno né per la gloria: insegui il tuo piccolo assoluto.