C'era una cosa nel campo che ci disturbava non poco, togliendoci quella pace e quella serenità che ci erano tanto care. Era l'assillante propaganda politica affidata a comunisti italiani rifugiati in Russia.
E la morte passò con la nuda falce a produrre tanti vuoti nelle nostre già sparute schiere di sopravvissuti.
Che razza di uomini era mai questa gente russa che non rispettava nessun valore di umana corrispondenza?
L'amore che vince ogni più cupo pensiero e dissolve ogni tormento nel cuore.
In realtà io non vedo il comunismo come una cosa negativa.
Il comunismo è la mediazione e l'organizzazione politica di ogni male, al fine di consentire, a una classe dirigente parassitaria e brutale, la gestione di ogni forma di potere sulle spalle degli ultimi.
La teoria dei comunisti può essere raccolta in una singola frase: abolizione della proprietà privata.
Nel cuore del comunismo c'è la menzogna. La menzogna centrale, assiomatica: un regno di giustizia, una fratellanza senza classi, una liberazione dalla servitù qui e ora. In questo mondo. È questa la grande menzogna. La corruzione e il tradimento sistematici della speranza umana.
Ho cominciato a dubitare del comunismo quando ho visto che i giapponesi non lo fotografavano.
Uno spettro si aggira per l'Europa: lo spettro del comunismo.
Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente.
Il comunismo nega la necessità dell'esistenza delle classi; vuole abolire ogni classe, ogni distinzione di classe.
Non parliamo del comunismo. Il comunismo era solo un'idea, solo confusione nel cielo.
Personalmente penso che la categoria del comunismo abbia oggi un potenziale largamente inesplorato. A condizione, appunto, di essere agìto non come una risposta precotta, ma come una ricerca comune e una domanda radicale sulla espropriazione di senso anche della vita, in questa fase storica.
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