A volte perdere quello che si voleva salvare può essere la vera salvezza.
Tantissime cose le perdiamo per noncuranza, per disattenzione. Poi le cerchiamo ovunque quando non ci sono più: chiavi, monete, accendini, momenti, occasioni, persone.
Dovrà capitare prima o poi che due anime selvatiche, che non vogliono sentirsi strette da nessuno né chiuse agli angoli del mondo e che si amano abbastanza da non scappare né inseguire, si fermino a comprendere che completarsi è questo.
Non ci stanchiamo mai di veder nascere sorrisi sul viso di chi amiamo, sono sempre una conquista. Sembrano sempre nuovi e danno sicurezza. Ci rivelano che una persona sta bene con noi.
È solo quando sai quello che vuoi che non prendi tutto quello che passa.
È una cosa strana. Quando ti accade di vedere il posto in cui saresti salvo, sei sempre lì che guardi da lontano.
Forse non saremo veramente salvi finché non impareremo a sentire, con una concretezza quasi fisica, che ogni nazione è destinata ad avere la sua ora e che non ci sono, in senso assoluto, civiltà maggiori o minori, bensì un succedersi di stagioni e fioriture.
Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno.
Impermanenti, soggette a cambiamento sono le cose composte. Esercitatevi con sollecitudine per la vostra salvezza.
Ormai solo un dio ci può salvare.
La maggior salvezza che sia, è conoscere se stesso.
L'uomo deve salvare se stesso con i propri sforzi, nessuno può fare per lui quel ch'egli deve fare per se stesso.
La salvezza dell'uomo è nelle mani dei disadattati creativi.