Io, è da quando amo, che ho paura della morte.— Maxence Van der Meersch
Io, è da quando amo, che ho paura della morte.
L'uomo crea a sé stesso mille necessità che gli fanno una vita da schiavo. Ma quanto agevolmente, liberamente, si potrebbe vivere, se si rigettasse quella somma enorme di bisogni artificiali che pesa su di noi, che ci condanna ai lavori forzati!
Ciò che muore per primo in noi, è l'entusiasmo, la possibilità di inebriare se stesso, di perdere la ragione; la fredda saggezza.
Tutte le glorie defunte di questo mondo non valgono, dicono, un cane in vita...
La letteratura e le arti tendono troppo a semplificare l'uomo ai nostri occhi, a mostrarlo più logico di quanto sia. Ma la vita di tutti i giorni, se la si capisce bene, ci proverebbe che siamo degli esseri profondamente illogici.
La morte può essere l'espiazione delle colpe, ma non può mai ripararle.
La morte dei giovani è un naufragio. La morte dei vecchi è un approdare al porto.
"Dopo che è morta, l'ho amata". È la storia di ogni vita, e di ogni morte.
Chi muore paga tutti i debiti.
Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno.
Muiono le città, muoiono i regni, copre i fasti e le pompe arena ed erba, e l'uom d'esser mortal par che si sdegni: oh nostra mente cupida e superba!
Bisogna salvarsi per poter morire, perché la morte non sopraggiunga senza coscienza, ma chiara, precisa, limpida.
Gli uomini, fuggendo la morte, l'inseguono.
L'idea che si morirà è più crudele del morire, ma meno dell'idea che un altro sia morto.
Morì con tanta bravura che sembrò non avesse fatto altro in vita sua.