La consapevolezza della morte ci incoraggia a vivere.
Non importa se l'essere umano finge di perseguire la sapienza, il denaro o il potere, in realtà qualsiasi cosa risulterà incompleta se non riuscirà a incontrare l'altra parte di sé.
Tutto l'universo cospira affinché chi lo desidera con tutto sé stesso possa riuscire a realizzare i propri sogni.
Ci sono momenti in cui la pazienza - per quanto difficile sia esercitarla - è l'unica maniera per affrontare determinati problemi.
Quando si rimanda il raccolto, i frutti marciscono; ma quando si rimandano i problemi, essi non cessano di crescere.
La vita è come un'importante corsa ciclistica, il cui traguardo è costituito dalla realizzazione della leggenda personale: secondo gli antichi alchimisti, questa è la vera missione della nostra venuta sulla terra.
La morte di un uomo è meno affar suo che di chi gli sopravvive.
Non ci si uccide per amore di una donna. Ci si uccide perché un amore, qualunque amore, ci rivela nella nostra nudità, miseria, inermità, amore, disillusione, destino, morte.
Noi dovremmo piangere per gli uomini alla loro nascita, non alla loro morte.
Gli uomini temono la morte come i bambini temono il buio; e come quella paura naturale nei bambini è accresciuta da fole e racconti, così è dell'altra.
Che cosa è la morte per me? Un grado di più nella calma, e forse nel silenzio.
Moriamo peggiori di quando siamo nati. La colpa è nostra, non della natura.
La vita è piacevole, la morte è pacifica. È la transizione che crea dei problemi.
Se mi converto è perché è meglio che muoia un credente che un ateo.
La più strana di tutte le stranezze finora da me udite, m'è sembrata quella che l'uomo debba aver paura della morte, sapendo che la morte, un fine necessario e inderogabile, verrà quando verrà.
Ma morire è proprio questo - non più sapere che sei morta.