La morte non è mai banale: è solennità, è mistero.
Ciascuno di noi vive nell'immaginazione altre vite, alimentate dai testi letterari e dai media. Per loro tramite tenta di porre rimedio alla limitatezza della propria esistenza.
Una morte è una tragedia, un milione di morti è statistica.
Molte persone hanno così tanta paura di morire da non riuscire a vivere.
La morte è per tutti, la vita per pochi.
Morire sarà, su per giù, come quando su una vetrina una saracinesca s'abbassa.
Le statistiche indicano la percentuale di nati morti. Trascurano la percentuale di morti vivi.
Il solo difetto della morte è che essa ci pone in condizione di non poter apprezzare il suo beneficio.
La morte dei giovani è un naufragio, quella dei vecchi un approdare al porto.
La morte di un amore è come la morte d'una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l'hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà, quando arriva ti senti invalido. Mutilato.
Noi moriamo soltanto quando non riusciamo a mettere radice in altri.
Non vi sarà pace durevole né nel cuore degli individui né nei costumi della società sin quando la morte non verrà posta fuori legge.