Alla morte pensaci, per non temerla mai.— Lucio Anneo Seneca
Alla morte pensaci, per non temerla mai.
Voi vivete come se doveste vivere sempre, non pensate mai alla vostra fragilità, non volete considerare quanto del vostro tempo è già trascorso. Buttate via il tempo come se lo attingeste da una fonte inesauribile.
Un grande pilota sa navigare anche con la vela rotta.
Lasciamo ai pigri e ai vili le vie piane e sicure: i valorosi salgono alle vette.
Nessuno può elargire benefici con tanta avvedutezza da non ingannarsi di frequente: cadano pure nel vuoto, purché qualche volta non vadano perduti.
Le passioni non sono capaci né di servire né di comandare.
L'orrendo della morte è il suo cerimoniale. Quanto più bello sarebbe andarsene al cimitero da soli, a piedi.
Vorrei morire ucciso dagli agi. Vorrei che di me si dicesse: "Come è morto? Gli è scoppiato il portafogli".
Il santo: un uomo che ha fatto carriera dopo la morte.
Tutte le nostre conoscenze ci aiutano solo a morire di una morte un po' più dolorosa di quella degli animali che nulla sanno.
Se ci siamo noi la morte non c'è, quando noi non ci siamo più non c'è più neanche la morte.
La morte è l'unica cosa che riesce a spaventarmi. La detesto perché oggi si può sopravvivere a tutto tranne che a lei. La morte e la volgarità sono le uniche due realtà che il diciannovesimo secolo non è riuscito a spiegare.
Prima di morire voglio sentire l'urlo di una farfalla.
La morte è come un pescatore che pigli il pesce nella rete e per un po' lo lascia in acqua; il pesce nuota ancora, ma ha tutt'intorno la rete, e il pescatore lo tirerà su, quando gli sembrerà opportuno.
La morte è spaventosa, ma ancor più spaventosa sarebbe la coscienza di vivere in eterno e di non poter morire mai.
È meglio morire svuotandosi che riempendosi, e meglio di fame che d'indigestione.