La morte è un destino migliore e più mite della tirannia.— Eschilo
La morte è un destino migliore e più mite della tirannia.
Chi può tutto è facilmente portato a credere di poter osare tutto.
Pochi sono gli uomini pronti a rendere omaggio, senza sentimenti d'invidia, al successo di un amico.
La fortuna è un dio fra gli uomini, e più che un dio.
Noi dei Persiani partiti per l'ellenica terra siamo detti i Fedeli, e dei sontuosi degli aurati palazzi i custodi, noi che in omaggio alla nostra dignità di propria scelta il sovrano, il re Serse figlio di Dario estese a vegliare su questo paese.
Non vi è riparo allo sterminio per l'uomo che, imbaldanzito dalle ricchezze, ha diroccato il grande altare della Giustizia.
La morte è spaventosa, ma ancor più spaventosa sarebbe la coscienza di vivere in eterno e di non poter morire mai.
La morte non è mai banale: è solennità, è mistero.
Tutto ciò che vive deve morire, passando dalla natura all'eternità.
Ammazzare il tempo nell'attesa che il tempo ci ammazzi.
Io devo vivere in compagnia della morte. La destesto, naturalmente, ma non la temo. Se la temessi non varrei nulla come medico. Dovrei temerla?
Colui il quale ha sentito il soffio della Morte alitare presso il suo volto, guarda la Vita con occhi diversi.
Certamente si deve morire, ma la morte viene associata a una "vecchiaia" vissuta come un evento molto lontano che non ci riguarda da vicino.
La morte non ha sempre le orecchie aperte ai voti e alle preghiere dei singoli eredi; e si ha il tempo di fare i denti lunghi, quando, per vivere, s'aspetta la morte di qualcuno.
Sostienmi, O mio coraggio. Ecco l'orrendo Volto di morte! Arricciasi ogni pelo, E l'alma al cor precipita fremendo.
Il mondo è un albergo, e la morte la fine del viaggio.