O morte io son quel cervo che divorano i cani La morte eiacula sangue.— Georges Bataille
O morte io son quel cervo che divorano i cani La morte eiacula sangue.
La passione ci consacra alla sofferenza, giacché, in fondo, essa è la ricerca di un impossibile.
Non posso considerare libero un essere che dentro di sé non nutra il desiderio di sciogliere i legami del linguaggio.
Ogni libro è anche la somma dei malintesi di cui è l'occasione.
Nulla di più deprimente, per un uomo, della bruttezza di una donna, sulla quale la laidezza degli organi o dell'atto non risalti. La bellezza conta in primo luogo perché la bruttezza non può essere sciupata, laddove l'essenza dell'erotismo risiede appunto nella profanazione.
L'attività sessuale dell'uomo non è necessariamente erotica; va considerata erotica solo nella misura in cui essa non è rudimentale o semplicemente animale.
Vorrei morire ucciso dagli agi. Vorrei che di me si dicesse: "Come è morto? Gli è scoppiato il portafogli".
La morte è una sorpresa che rende inconcepibile il concepibile.
Per quanto bella sia stata la commedia in tutto il resto, l'ultimo atto è sempre sanguinoso. Alla fine, con una vanga si getta della terra sulla testa. Ed ecco fatto, per sempre.
La morte è spaventosa, ma ancor più spaventosa sarebbe la coscienza di vivere in eterno e di non poter morire mai.
Per metà degli uomini la morte arriva prima di diventare creature razionali.
La morte di un uomo è meno affar suo che di chi gli sopravvive.
L'uomo conta sull'immortalità e dimentica di mettere in conto la morte.
Se la fama giunge solo dopo la morte, che aspetti.
Tutte le nostre conoscenze ci aiutano solo a morire di una morte un po' più dolorosa di quella degli animali che nulla sanno.
La morte non è la perdita più grande nella vita. La perdita più grande è quello che muore dentro di noi mentre viviamo.