La morte è uno stato di perfezione, il solo alla portata di un mortale.
L'unico modo di salvaguardare la propria solitudine è ferire tutti, a cominciare da quelli che amiamo.
Dio non spiega niente, questa è la sua forza. D'altronde si ricorre a lui solo quando non si osa affrontare una realtà e ci si rifugia in una scappatoia. Lui è questa scappatoia.
Il male, al contrario del bene, ha il duplice privilegio di essere affascinante e contagioso.
Si vive nel falso fino a che non si è sofferto. Ma quando si comincia a soffrire si entra nel vero soltanto per rimpiangere il falso.
Forse la follia è soltanto un dispiacere che abbia smesso di evolversi.
Moriamo peggiori di quando siamo nati. La colpa è nostra, non della natura.
La morte è il non-essere. Dopo di me accadrà ciò che è stato prima di me. Se prima non abbiamo sofferto, vuol dire che non soffriremo dopo. Siamo come una lucerna che, spegnendosi, non può stare peggio di quando non era accesa. Solo nel breve intermezzo possiamo essere sensibili al male.
A me la morte fa una gran paura, si lasciano troppi sorrisi, troppe mani, troppi occhi.
Destini di morte maggiori ottengono sorti maggiori.
Si può sopravvivere a tutto al giorno d'oggi tranne che alla morte, e si può far dimenticare ogni cosa eccetto una buona reputazione.
Colui che da una diversa visione della cosa più è commosso, non teme le angustie della morte.
La morte non è forse altro che la nascita di un'anima.
Quando un uomo muore, un capitolo non viene strappato dal libro, ma viene tradotto in una lingua migliore.
La morte non mi fa paura, non mi ha mai fatto paura, non vedo l'ora che arrivi, solo mi dà noia la durata del viaggio prima che io torni a vivere, perché questo è sicuro, altrimenti vuol dire che il sole, le stelle, il mare, il vino, le donne, tutto ciò non esiste, e questo non può essere.
Solo un fumo torbido è il sogno della morte, e il fuoco della vita sotto vi arde.
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