La natura ci destinò per medicina di tutti i mali la morte.
L'uomo sarebbe onnipotente se potesse esser disperato per tutta la sua vita, o almeno per lungo tempo, cioè se la disperazione fosse uno stato che potesse durare.
Spesse volte le più stupende opere filosofiche sono anche imputate di oscurità, non per colpa degli scrittori, ma per la profondità o la novità dei sentimenti da un lato, e dall'altro l'oscurità dell'intelletto di chi non li potrebbe comprendere in nessun modo.
Il genere umano, che ha creduto e crederà tante scempiataggini, non crederà mai né di non saper nulla, né di non essere nulla, né di non aver nulla a sperare.
Io non ho bisogno di stima, né di gloria, né di altre cose simili; ma ho bisogno d'amore.
La noia non è se non di quelli in cui lo spirito è qualche cosa.
Nessuno è così favorito da non avere accanto a se, al momento della morte, qualcuno che gioisca del triste evento.
Morte: il piacere di fare un viaggio senza valigie.
La morte non è niente per noi. Ciò che si dissolve non ha più sensibilità, e ciò che non ha sensibilità non è niente per noi.
La tradizionale versione apocalittica di una fine del mondo, con i suoi immani cataclismi che investono tutti, è anche rassicurante, perché permette di sovrastare l'angoscia della propria morte con l'immagine di una morte universale, di roghi e diluvi che bruciano e sommergono ogni cosa.
Quando morirai andrai in cielo ma io non sono d'accordo; forse il cielo è un posto bellissimo ma io vivo qui e la realtà è quella che ho davanti agli occhi.
Un uomo morente ha bisogno di morire, come un uomo assonnato ha bisogno di dormire, e arriva un momento in cui è sbagliato, oltre che inutile, resistere.
Ogni morte d'uomo mi diminuisce, perché io partecipo all'umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona anche per te.
La morte è questo: la completa uguaglianza degli ineguali.
La nostra morte individuale, solitaria e dimenticata nel frastuono delle cose ci incute sgomento in cuore.
Per quanto bella sia stata la commedia in tutto il resto, l'ultimo atto è sempre sanguinoso. Alla fine, con una vanga si getta della terra sulla testa. Ed ecco fatto, per sempre.