La natura ci destinò per medicina di tutti i mali la morte.— Giacomo Leopardi
La natura ci destinò per medicina di tutti i mali la morte.
Non v'è infelicità umana la quale non possa crescere. Bensì trovasi un termine a quello medesimo che si chiama felicità.
L'uomo che non s'interessa a se stesso non è capace d'interessarsi a nulla, perché nulla può interessar l'uomo se non in relazione a se stesso, più o men vicina e palese, e di qualunque sorte ella sia.
L'unico modo per non far conoscere agli altri i propri limiti, è di non oltrepassarli mai.
Il riso dell'uomo sensitivo e oppresso da fiera calamità è segno di disperazione già matura.
Tutto è o può esser contento di se stesso, eccetto l'uomo.
La morte mette fine alla vita, non ad una relazione.
Vivere nuoce gravemente alla salute.
Nulla è da temere da uomo che pensi abitualmente alla morte.
Chi sarebbe così insensato da morire senza aver fatto almeno il giro della propria prigione?
La morte in sé non è una brutta cosa: brutta è la strada che porta alla morte.
Se sei triste e vorresti morire, pensa a chi sa di morire e vorrebbe vivere.
Tu non sai quanto la morte li attiri. Morire è sì un destino per loro, una ripetizione, una cosa saputa, ma s'illudono che cambi qualcosa.
La morte è l'unica cosa che riesce a spaventarmi. La detesto perché oggi si può sopravvivere a tutto tranne che a lei. La morte e la volgarità sono le uniche due realtà che il diciannovesimo secolo non è riuscito a spiegare.
Certamente si deve morire, ma la morte viene associata a una "vecchiaia" vissuta come un evento molto lontano che non ci riguarda da vicino.
Forse perché della fatal quïete tu sei l'immago a me sì cara vieni o Sera!