Amo il pezzo di terra che tu sei, perché delle praterie planetarie altra stella non ho. Tu ripeti la moltiplicazione dell'universo.
— Pablo Neruda
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La nostra interpretazione
In queste parole l’amato viene paragonato a un piccolo pezzo di terra, apparentemente limitato, ma in realtà unico e insostituibile. L’immagine richiama qualcosa di concreto, vicino, quotidiano, che però racchiude in sé tutto ciò che conta. Non servono galassie, pianeti o stelle lontane: basta quel frammento, quella presenza precisa, per dare senso all’intero universo interiore di chi ama. Il mondo potrebbe essere immenso, ma senza quella persona resterebbe vuoto, privo di orientamento e di luce.
La scelta di un elemento umile, la terra, sottolinea la dimensione reale, fisica e quasi domestica dell’amore, che non ha bisogno di grandiosità apparente per essere assoluto. L’essere amato diventa un centro cosmico: tutto si moltiplica e si espande a partire da lui o lei. L’universo non è più solo un insieme di stelle, ma un’esperienza intima che si rinnova nello sguardo, nel corpo e nella presenza dell’altro. L’amore assume così una forza creatrice: trasforma il limite in infinito, il particolare nel tutto. In quell’unico essere si raccoglie l’intera ricchezza del cosmo, e l’innamorato sceglie consapevolmente di abitare quel piccolo spazio, riconoscendolo come la propria casa definitiva, l’unico orizzonte di cui ha davvero bisogno.
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