La morte non bisogna né temerla né desiderarla.
L'arroganza, la presunzione, il protagonismo, l'invidia: questi sono i difetti da cui occorre guardarsi.
Non ho bisogno di un amico che cambia quando cambio e che annuisce quando annuisco; la mia ombra lo fa molto meglio.
Per raggiungere la serenità interiore, è bene non trascurare quel che c'è di favorevole e di buono negli avvenimenti che ci capitano contro la nostra volontà, oscurando e bilanciando il peggio con il meglio.
La mente non è un vaso da riempire ma un fuoco da accendere perché s'infuochi il gusto della ricerca e l'amore della verità.
La mente non è un vaso da riempire, ma come la legna da ardere ha solo bisogno di una scintilla che l'accenda e le dia l'impulso per la ricerca e un amore ardente per la verità.
La morte è il male più grande, perché recide la speranza.
Ogni qualvolta muore un uomo, è un universo intero a venire distrutto. Ce ne rendiamo conto non appena ci identifichiamo con quell'uomo.
Ci vuole tutta la vita per imparare a vivere e, quel che forse sembrerà più strano, ci vuole tutta la vita per imparare a morire.
Nessuno può dire con certezza che domani sarà ancora vivo.
La morte ti viene incontro: la dovresti temere se potesse rimanere con te: ma necessariamente o non è ancora arrivata o passa oltre.
L'uomo muore di freddo, non di oscurità.
Il bene che si dirà di noi dopo la nostra morte ci consolerà del male che si sarebbe detto della nostra vita se fosse durata troppo a lungo.
Non ti preoccupare della morte, quando ci arrivi, perché non lascia impronte.
La meditazione della morte non insegna a morire, non rende l'esodo più facile.
Vediamo la morte davanti a noi e invece gran parte di essa è già alle nostre spalle: appartiene alla morte la vita passata.