La morte non bisogna né temerla né desiderarla.— Plutarco
La morte non bisogna né temerla né desiderarla.
Sarebbe il caso di discutere su chi cominciò per primo a mangiar carne, non su chi troppo tardi smise!
Cleomene I disse che, a giudizio sia degli dei sia degli uomini, qualunque danno si riesce a infliggere ai nemici è più importante della giustizia.
I dolori grandi durano poco, quelli che durano non sono grandi.
Il presente si offre a noi solo per un secondo e poi elude i sensi.
La mente non è un vaso da riempire, ma come la legna da ardere ha solo bisogno di una scintilla che l'accenda e le dia l'impulso per la ricerca e un amore ardente per la verità.
Nessuno si uccide. La morte è destino. Non si può che augurarsela, Ippòloco.
Giù, giù, in fondo al cuore, non crediamo alla nostra estinzione; in qualche modo ci aspettiamo di essere presenti, a osservare quello che succederà ai posteri.
Sappiamo di dover morire, ma l'istinto di conservazione ci consiglia di dimenticarlo.
La separazione e la morte sono atroci. Però un amore che non sembri l'ultimo della vita, per una donna non è che un inutile passatempo.
Aveva paura di avere, in punto di morte, una paura da morire.
La morte è il riconoscimento della fraternità, della comune natura filiale. Forse è la strada per accogliere l'idea di creazione divina che mi riesce tanto difficile.
Colui il quale ha sentito il soffio della Morte alitare presso il suo volto, guarda la Vita con occhi diversi.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Morire è una delle poche cose che si possono fare facilmente stando sdraiati.
La morte è sempre e dovunque terribile per una creatura che è nata e che non ha vissuto. Che non ha vissuto affatto: capisci, che non ha vissuto!