L'Europa non è solo greca, né solo ebraica, e nemmeno greco-ebraica. È altrettanto decisamente romana. "Atene e Gerusalemme", certo, ma anche Roma.
Nel Cristianesimo, l'uomo non è un'idea, è piuttosto un volto.
L'Europa non è stata una cultura più criminosa di altre, anche se ha commesso più crimini.
L'uomo non può essere definito. Mi preoccupa sempre un po' quando si vuole definire l'uomo. Temo che non lo si possa delimitare, ed è quello che vuol dire "definire". Questo potrebbe essere fatto solo escludendo.
La costruzione dell'Europa è un'arte. È l'arte del possibile.
La Comunità europea è l'esempio di un'unione di stati nazionali che non è né un impero né una federazione, ma una realtà diversa e forse una novità assoluta.
L'Europa termina al confine sovietico. C'è qualcosa di sospetto nel desiderio della potenza egemonica di ieri di metter su casa con chi per tanto tempo ha occupato.
L'Europa non ha bisogno di burocrazia, ma di un'anima. E la sua anima, ossia il suo principio vitale e unificatore non può non essere che il Cristianesimo.
La dimensione dell'Europa non è lo spazio, che la ridurebbe ad un appendice della penisola asiatica, ma il tempo, la storia, la tradizione, il passato.
La federazione europea non si proponeva di colorare in questo o quel modo un potere esistente. Era la sobria proposta di creare un potere democratico europeo.
Meglio cinquant'anni d'Europa che un ciclo del Catai.
La morale in Europa oggi è la morale del branco.
Chi crede nell'Europa sarà contento se si farà ogni tanto un passo avanti e mezzo passo indietro. La democrazia, ha scritto Günter Grass lodandola per questo, ha il passo della lumaca.
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