L'ozio è un'appendice della nobiltà.
Una coscienza a posto è una festa continua.
La speranza e la pazienza sono due rimedi sovrani per ogni cosa, i rifugi più sicuri, i cuscini più soffici su cui giacere nelle avversità.
Se c'è un inferno sulla terra, questo si trova nel cuore di un uomo malinconico.
Nessuna regola è così generale da non ammettere qualche eccezione.
La cosa più deliziosa non è non aver nulla da fare: è aver qualcosa da fare, e non farla.
Convento. Luogo di ritiro per signore che desiderano poter meditare a loro agio sugli effetti letali dell'ozio.
Il non fare nulla è la cosa più difficile del mondo.
Il vero ozio dev'essere una scelta.
L'uomo che stia ozioso si perde in questo mondo e anche nell'altro.
Anche una fatica, magari, può dar gusto qualche volta, purché non sia un lavoro. Una fatica oziosa può riuscire utile e simpatica, ma il lavoro, invece, è una cosa inutile, e mortifica la fantasia.
L'ozio è il padre di ogni filosofia. Quindi la filosofia è un vizio?
L'ozio è il principio di tutti i vizi e il coronamento di tutte le virtù.
L'invenzione, secondo me, deriva direttamente da un certo ozio, forse addirittura da una certa pigrizia.
Se l'antichità romana ha detto: «L'ozio essere il padre de' vizi», ha inteso dire al tempo stesso: il lavoro essere il padre di ogni virtù.