Il divorzio è un regolamento di conti. Come il matrimonio.
Il colmo dell'infelicità è esser felici senza saperlo.
La sfortuna è il grande alibi dei falliti.
Il più grande alleato della moda è il conformismo.
La timidezza è timore d'esser giudicato male.
Per alcuni custodire un segreto è come trattenere il respiro.
Ormai non ci si stupisce che divorzino, ci si stupisce che si sposino.
Sento parlare di divorzio, e non capisco come due persone non riescano a vivere d'accordo; vedo due persone, e non capisco come l'una possa sopportare l'altra.
Per decenni passavo per una disfattista a causa del divorzio e l'aborto, ora i giornali del Cavaliere mi chiamano Santa Maria Goretti, parruccona, Torquemada... Ma tutto questo a me pare solo un segno di debolezza e di nervosismo.
La causa principale del divorzio resta il matrimonio.
L'unica pace solida e duratura fra marito e moglie è, senza dubbio, la separazione.
La pazzia è considerata motivo sufficiente per il divorzio, ma è anche la strada più breve per il matrimonio.
Il divorzio è una legge che concorda con gli interessi degli sposi.
Il mio primo marito mi piantò in asso dopo appena sette giorni di matrimonio. Il motivo fu un litigio con mia madre.
La libertà di divorzio non contribuisce alla felicità e alla virtù. La facilità di separazione avrebbe distrutto ogni fiducia reciproca, e infiammato ogni controversia insignificante...
La peggior disgrazia che vi possa capitare è un matrimonio felice: non avete minima speranza di divorzio.