Preferiamo un inferno reale che un paradiso immaginario.— Simone Weil
Preferiamo un inferno reale che un paradiso immaginario.
L'attaccamento è fabbricatore d'illusioni; chi vuole il reale dev'essere distaccato.
I santi (i quasi santi) sono più esposti degli altri al diavolo, perché la reale conoscenza che posseggono della propria miseria rende loro la luce quasi intollerabile.
Non può aver luogo la coesione se non tra una piccola quantità di uomini. Oltre questa soglia, si dà solo giustapposizione di individui, ossia debolezza.
Tutto ciò che l'uomo desidera invano quaggiù, è perfetto e reale in Dio.
Il male è l'illimitato, ma non è l'infinito.
Pare un assurdo, eppure è esattamente vero, che, tutto il reale essendo un nulla, non v'è altro di reale né altro di sostanza al mondo che le illusioni.
Bene è ribadire l'oggettività del reale, in un secolo di pirandellismi, altrimenti si finisce male... Gli oggetti sono, grazie a Dio.
Tra il reale e l'irreale c'è una porta: quella porta siamo noi.
Il reale è sempre al suo posto.
Nel reale si rischia di soffocare, nell'irreale di perdersi.
Ignoro dove finisca l'artificiale e inizi il reale.