Un io feroce: ecco l'invidioso.— Victor Hugo
Un io feroce: ecco l'invidioso.
Alla gente non manca la forza, ma la volontà.
La solitudine crea persone d'ingegno o idioti.
L'uomo è costretto a fare; la donna può accontentarsi di essere.
La pigrizia è madre. Ha un figlio, il furto, e una figlia, la fame.
La croce è folle; da ciò la sua gloria.
Gli uomini invidiosi dal fiuto più sottile cercano di non conoscere con maggior precisione il loro rivale per potersi sentire superiori a lui.
Possiamo descrivere il nostro odio, la nostra gelosia, le nostre paure, le nostre vergogne. Ma non la nostra invidia.
Come la ruggine consuma il ferro, così la invidia consuma gli invidiosi.
Provare invidia è umano, assaporare la gioia per il danno altrui è diabolico.
Essere felici vuol dire essere invidiati. Ora c'è sempre qualcuno che ci invidia. Si tratta di scoprirlo.
L'effetto dell'invidia non è un desiderio di possedere quella cosa, quanto piuttosto che gli altri non la possiedano.
L'invidia è odio, è la base, se non lo zoccolo duro di tutte le psicopatologie. Perché se ti invidio, inevitabilmente voglio il tuo male, e se voglio il tuo male, inevitabilmente voglio il "mio" male.
L'invidia sempre vile e bassa, avversa alla giustizia e alla benevolenza è quella che sbandisce dall'animo ogni pace e tranquillità nel suo livore, che è capace del tradimento e della calunnia per opprimere ed abbassare il merito, che si espone giustamente all'odio ed all'esecrazione di tutti.
Dall'invidia all'ammirazione c'è un passo: l'onestà.
L'invidia è il più stupido dei vizi, perché non esiste un solo vantaggio che si guadagni da esso.