L'Italia conosce la fame: non conosce il disonore.
Il bene e il male non hanno alcun limite, fuorché quello di esistere entrambi.
L'infermità fa dolce la salute, il male il bene, la fame la sazietà, la fatica il riposo.
Penso che ogni genere di potere debba essere controllato. Senza dubbio non è opportuno che pochi abbiano in mano il potere di far morire di fame intere regioni.
Chi è soddisfatto è inesorabile. Per il satollo, l'affamato non esiste. Le persone felici ignorano e s'isolano. Alla soglia del loro paradiso, come alla soglia del loro inferno, bisogna scrivere: "Lasciate ogni speranza".
Non si dovrebbe ritornare al cibo altro che quando lo stomaco chiama con insistenza soccorso.
Ogni morto di fame è un uomo pericoloso.
Chi mangia dimentica la fame altrui.
L'amore nasce per appetito, dura per fame e muore per sazietà.
Le lotte fra le fazioni furono sempre e saranno per i popoli di maggior danno, che non le guerre esterne, che non la fame, le epidemie.
Prima viene lo stomaco, poi viene la morale.
L'appetito era l'espressione di un mondo satollo e soddisfatto, pronto alla resa. Un popolo che assapora invece di mangiare, che stuzzica invece di sfamarsi, è già morto e non lo sa.