I grandi romanzi sono grandi fiabe.
Penso come un genio, scrivo come uno scrittore brillante, e parlo come un bambino.
La satira è una lezione, la parodia un gioco.
Esiste una sola scuola: quella del talento.
L'amore. Due persone in una, un solo pensiero, una solo ombra, che cammina, ecco perché esiste un solo numero vero: uno! E l'amore moltiplica infinite volte questa unicità.
Un bambino è la forma più perfetta di essere umano.
Il bel romanzo non deve essere la storia di un'eccezione. Deve essere un brano della vita di tutti i giorni, in cui ognuno si riconosca, e che tuttavia insegni agli uomini qualche cosa che non tutti vedevano.
Quando scrivo un romanzo, lo sento riuscito se sono riuscito ad andare al di là di me stesso e, quindi, se sono entrato nella carne viva dell'umano.
Già il fatto che un libro sia un romanzo non depone a suo favore, è un connotato lievemente losco, come i berretti dei ladruncoli, i molli feltri dei killers, gli impermeabili delle spie.
Un romanzo è una impressione, non un argomento.
Scrivere romanzi è un buon affare quando si è ammogliati con la critica.
L'unica ragione che abbia un romanzo di esistere è che cerca di rappresentare la vita.
Un romanzo è una macchina per generare interpretazioni.
È preferibile vivere un romanzo che leggerlo.
Il romanzo è il privilegio dei ricchi, non la professione dei disoccupati. Il povero deve essere pratico e prosaico.