Gli uomini producono il male come le api producono il miele.
L'infanzia è una malattia, un malanno da cui si guarisce crescendo.
La prima cosa a cui si abituarono fu il ritmo del lento passaggio dall'alba al rapido crepuscolo. Accettavano i piaceri del mattino, il bel sole, il palpito del mare, l'aria dolce, come il tempo adatto per giocare, un tempo in cui la vita era così piena che si poteva fare a meno della speranza.
Il vero male non è quello che si soffre, ma quello che si fa.
Un uomo, da solo, non può fare alcun male. Il male nasce dalla disunione fra le persone.
Non viene dall'esterno il nostro male: è dentro di noi, sta nelle stesse nostre viscere e, perciò, difficilmente possiamo guarire: ignoriamo di essere malati.
Vinci il male che puoi vincere: il male che non puoi vincere, sopporta.
Non fate il male, e il male non esisterà.
Non è necessario credere in una fonte sovrannaturale del male: gli uomini da soli sono perfettamente capaci di qualsiasi malvagità.
I mali sono meno dannosi alla felicità che la noia.
Una mela fradicia guasta tutte le altre.
Non di rado i grandi mali hanno sui meno grandi almeno questo vantaggio, che persuadono la rassegnazione.
Chi si rallegra del male altrui, non troverà chi compianga il suo.