Non è mai notte quando vedo il tuo volto; perciò ora a me non sembra che sia notte, né che il bosco sia spopolato e solitario, perché per me tu sei il mondo intero; chi potrà dunque dire che io sono sola se il mondo è qui a guardarmi?
— William Shakespeare
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La nostra interpretazione
La presenza amata trasfigura il mondo, al punto che la distinzione tra giorno e notte perde significato. Il volto dell’altro diventa una luce interiore capace di dissolvere il buio esterno, la paura e il senso di smarrimento. Anche un luogo silenzioso e deserto si riempie di vita quando viene percepito attraverso la lente dell’amore. La solitudine non è più definita dall’assenza di persone attorno, ma dalla qualità del legame che abita il cuore. Se quell’unico volto racchiude l’intero universo affettivo, allora non esiste davvero isolamento: il mondo sembra concentrarsi in uno sguardo, in una presenza che basta a se stessa.
Questo sentimento raggiunge una forma di assolutezza: l’amato diventa misura di ogni cosa, orienta il tempo, lo spazio e l’umore interiore. Non si tratta soltanto di desiderio, ma di una fusione profonda, in cui l’identità stessa di chi parla si ridefinisce in funzione di chi ama. L’amore assume così il ruolo di forza che dà senso alla realtà circostante, rendendo sopportabile l’oscurità e trasformando la vulnerabilità in pienezza. In questo stato d’animo non occorrono testimoni esterni: è sufficiente l’incontro tra due persone perché il mondo, simbolicamente, sia presente e vigile. La vera compagnia non dipende dal numero, ma dall’intensità di un legame che non teme il buio né il silenzio.
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