Un romanzo non è mai altro che una filosofia tradotta in immagini.
Il futuro è la sola trascendenza degli uomini senza Dio.
Quanti delitti commessi semplicemente perché i loro autori non potevano sopportare di aver torto.
Il gran desiderio d'un cuore inquieto è di possedere interminabilmente la creatura che ama o di poterla immergere, quando sia venuto il tempo dell'assenza, in un sonno senza sogni che non possa aver termine che col giorno del ricongiungimento.
L'assurdo è essenzialmente un divorzio, che non consiste nell'uno o nell'altro degli elementi comparati, ma nasce dal loro confronto.
Un intellettuale è un uomo la cui mente osserva sé stessa.
I romanzi lunghi scritti oggi forse sono un controsenso: la dimensione del tempo è andata in frantumi, non possiamo vivere o pensare se non spezzoni di tempo che s'allontanano ognuno lungo una sua traiettoria e subito spariscono.
Un romanzo è una macchina per generare interpretazioni.
I romanzi sentimentali corrispondono a quelle che sono, in medicina, storie cliniche.
Chissà se il romanzo non sarà una realtà più perfetta e una vita che Dio crea attraverso noi, e se noi chissà, esistiamo soltanto per creare?
I grandi romanzi sono grandi fiabe.
Romanzi d'amore, pasticche di sospiri.
Un romanzo è in pratica una forma protestante di arte, è un prodotto di una mente libera, di un individuo autonomo.
Un romanzo o si scrive o si vive.
Il romanzo è la favola delle fate di chi non ha immaginazione.
L'unica cosa che possiamo chiedere a priori a un romanzo, senza esporci a un'accusa di arbitrarietà, è di essere interessante.