Quando si incontra Dio, la prima scoperta è l'insignificanza di tutte le cose che anche oggi i cristiani, esclusi ovviamente i santi, prendono così ridicolmente sul serio.
Gli spiriti sono in genere meno affamati degli stomaci, e sopportano più allegramente la penuria.
Si parla sempre di "fanatismo cieco", come se ci fosse un fanatismo "chiaroveggente".
Non è la sensualità che allontana da Dio ma l'astrazione.
Poiché dunque l'amor di Dio è la felicità e la beatitudine somma dell'uomo, nonché il fine ultimo e lo scopo di ogni azione umana, ne viene che osserva la legge divina solo chi si preoccupa di amare Dio.
Dio è ingegnoso, ma non disonesto.
Dio appare, l'uomo si annienta; e più la Divinità si fa grande, più l'umanità diventa miserabile.
Grassa pigrizia quella per cui si chiama Dio tutto ciò che non si riesce a spiegare. Dio sarebbe la somma della nostra ignoranza?
L'intolleranza è unicamente essenziale al monoteismo: un dio unico è, per la sua natura, un dio geloso, che non soffre l'esistenza di alcun altro dio.
Dio non ha solo parlato, non ha solo compiuto segni prodigiosi nella storia dell'umanità, Dio si è fatto così vicino da farsi uno di noi e percorrere le tappe dell'intera vita dell'uomo.
Non posso immaginarmi un Dio che ricompensa e che punisce l'oggetto della sua creazione.
Noi oggi stiamo verificando sperimentalmente che "dove non c'è Dio, non c'è neppure uomo".
Confidare in Dio diffidare di noi.
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