Anche se ti fa paura, non ignorare l'abisso del tuo dolore.— Anselm Grün
Anche se ti fa paura, non ignorare l'abisso del tuo dolore.
Il mite non giudica il peccatore, ma lo consola e lo rinfranca. Poiché conosce le sofferenze e i problemi del discepolo, li prende su di sé e soffre con lui.
L'odio come impulso non è cattivo, vuole costringerci a liberarci dell'altro e a crearci uno spazio nostro, nel quale possiamo vivere.
La tristezza paralizza o distrugge. Il dolore feconda e rende vivi.
La rabbia che si manifesta ci mostra che non eravamo in sintonia con la nostra sensibilità più profonda. Quindi non dobbiamo reprimere la rabbia, bensì parlare con essa.
Non esistendo dolore, sua nascita e suo arresto, non può logicamente esistere neppure il cammino, il quale consiste nell'arresto del dolore.
Quanto dolore c'è nella vita, è vero, ma quanta vita c'è nel dolore?
Uno dei vantaggi del piacere sul dolore è che al piacere puoi dire basta, al dolore non puoi.
Il dolore non è parte della vita, può diventare la vita stessa.
Mi spaventa la quantità di dolore che si può dare a chi si lega a te. Il senso di potenza quando ti accorgi che puoi distruggere la persona che ti ama.
Quei soli che capiscono tutta l'amarezza dei dolori di spirito possono consolare gli afflitti.
Ma il dolore non intende prestare ascolto alla ragione, perché il dolore ha una sua propria ragione che non è ragionevole.
Può dire di non essere mai andato a scuola chi non fu alla scuola del dolore.
Quando ho piantato il mio dolore nel campo della pazienza, mi ha dato il frutto della felicità.
Non credo che nessuno di noi possa parlare del dolore finché non ne è fuori.