Anche se ti fa paura, non ignorare l'abisso del tuo dolore.
Il mite non giudica il peccatore, ma lo consola e lo rinfranca. Poiché conosce le sofferenze e i problemi del discepolo, li prende su di sé e soffre con lui.
L'odio come impulso non è cattivo, vuole costringerci a liberarci dell'altro e a crearci uno spazio nostro, nel quale possiamo vivere.
Per alcuni pensieri è meglio non ammetterli, bensì allontanarli subito.
La tristezza paralizza o distrugge. Il dolore feconda e rende vivi.
Ma il dolore non intende prestare ascolto alla ragione, perché il dolore ha una sua propria ragione che non è ragionevole.
Il dolore non è affatto un privilegio, un segno di nobiltà, un ricordo di Dio. Il dolore è una cosa bestiale e feroce, banale e gratuita, naturale come l'aria.
Tutto finisce! Anche il dolore: e la pianticella che dedicasti alla requie di un caro un giorno schiuderà il fiore che offrirai a un carissimo vivente. Tutto finisce!
Ci sono anche dolori di lusso, che recano lustro a chi li sopporta.
Il dolore non esiste per chi s'innalza verso l'ora triste con la forza d'un cuore sempre giovine.
Il dolore ti cambia in profondità.
Se del dolore in se stesso non si è avuta già perfetta conoscenza in principio, come si potrà essa avere successivamente?
La natura del dolore è eccellente, perché, se si protrae, non può essere grande, e se è grande, non può protrarsi.
Il tormento, per alcuni, è una necessità, un bisogno, un appetito, un compiacimento.
È stupido strapparsi i capelli nel dolore, come se la pena fosse diminuita dalla calvizie.