Ogni movimento rivoluzionario è romantico, per definizione.
L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costrutti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza.
Si diventa vecchi quando si incomincia a temere la morte e quando si prova dispiacere a vedere gli altri fare ciò che noi non possiamo più fare.
L'illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari.
La maggior parte degli uomini sono filosofi in quanto operano praticamente e nel loro pratico operare è contenuta implicitamente una concezione del mondo, una filosofia.
Il tempo è la cosa più importante: esso è un semplice pseudonimo della vita stessa.
Una rivoluzione si fa, solo se si ha una cultura e delle idee.
Le grandi rivoluzioni d'ordine spirituale, che mutarono l'aspetto del mondo, si possono solo pensare e realizzare quali lotte titaniche di singole figure, non mai quali imprese di coalizione.
Le rivoluzioni nascono dalla cima. Sono causate da ciò che vi è di marcio alla cima.
I rivoluzionari sono più formalisti dei conservatori.
Dicono che noi rivoluzionari siamo romantici. Si è vero lo siamo in modo diverso, siamo quelli disposti a dare la vita per quello in cui crediamo.
La rivoluzione è l'ispirazione frenetica della storia.
Non potrà esserci nessuna rivoluzione di massa finché non vi sarà una rivoluzione personale, a livello individuale.
Il miglior sedativo per le smanie rivoluzionarie consiste in una poltrona ministeriale che trasforma un insorto in un burocrate.
Il processo rivoluzionario è intrinsecamente il miglior programma di sanità pubblica possibile.
La rivoluzione deve essere permanente.
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