Nessuna grande rivoluzione, come la storia dimostra, si è compiuta senza guerra civile.
Fino a quando gli uomini non avranno imparato a discernere, sotto qualunque frase, dichiarazione e promessa morale, religiosa, politica e sociale, gli interessi di queste o quelle classi, essi in politica saranno sempre, come sono sempre stati, vittime ingenue degli inganni e delle illusioni.
Maggiore è la profondità del cambiamento che vogliamo apportare, maggiore deve essere l'interesse che dobbiamo far crescere attorno ad esso.
La matematica può esplorare la quarta dimensione e il mondo di ciò che è possibile, ma lo zar può essere rovesciato solo nella terza dimensione.
Ma in realtà l'esperienza dimostra che basta possedere il quaranta per cento di tutte le azioni per dominare l'andamento degli affari di una società per azioni, giacché una parte dei piccoli azionisti, disseminati qua e là, non ha la possibilità di intervenire alle assemblee generali, ecc.
Ogni rivoluzione evapora, lasciando dietro solo la melma di una nuova burocrazia.
I rivoluzionari sono più formalisti dei conservatori.
Una rivoluzione si fa, solo se si ha una cultura e delle idee.
Sarà rivoluzionario colui che potrà rivoluzionare se stesso.
La rivoluzione non è un qualcosa legato all'ideologia, né una moda di una particolare decade. È un processo perpetuo insito nello spirito umano.
La rivoluzione deve essere permanente.
Ogni movimento rivoluzionario è romantico, per definizione.
Cercava la rivoluzione e trovò l'agiatezza.
La rivoluzione consiste nell'amare un uomo che ancora non esiste.
Non basta sganasciare la dirigenza politico-economico-social-divertentistica italiana. La rivoluzione deve cominciare in interiore homine. Occorre che la gente impari a non muoversi, a non collaborare, a non produrre, a non farsi nascere bisogni nuovi, e anzi a rinunziare a quelli che ha.