Il matrimonio lo prendono più sul serio gli scapoli che non i coniugati.
Troppo sovente, mi pare, l'immagine di Walt Whitman che i commentatori hanno dinanzi agli occhi è quella del vecchio barbuto e secolare, intento a contemplare la farfalla o a comprendere nelle occhiaie mansuete la serenità finale di ogni gioia e miseria dell'universo.
Tu non sai quanto la morte li attiri. Morire è sì un destino per loro, una ripetizione, una cosa saputa, ma s'illudono che cambi qualcosa.
Tutto il problema della vita è dunque questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi- questa morte che ci accompagna dal mattino alla sera, insonne, sorda, come un vecchio rimorso o un vizio assurdo. I tuoi occhi saranno una vana parola, un grido taciuto, un silenzio.
L'amore ha la virtù di denudare non i due amanti l'uno di fronte all'altro, ma ciascuno dei due davanti a sé.
I buoni matrimoni sono come la crema; basta un nonnulla a farli andare a male.
Ogni donna dovrebbe sposarsi e nessun uomo dovrebbe farlo.
Chiunque si sposi una terza volta non merita proprio nulla, che è esattamente ciò con cui si ritroverà.
Non ritengo assolutamente necessario che ci sia un pezzo di carta per fare più grande l'amore di una coppia.
Il matrimonio fondato esclusivamente sulla passione sessuale dura unicamente quanto la passione animale.
L'uomo sposato porta sulle spalle tutto il peso della vita, quello non sposato solo la metà.
Un matrimonio di convenienza è la più sozza, la più ignobile di tutte le prostituzioni.
Non è vero che i mariti, appena vedono una bella donna, dimenticano di essere sposati. Al contrario: proprio in quei momenti se lo ricordano dolorosamente.
Gli uomini sposano non perché vogliono ammogliarsi; ma perché le donne vogliono maritarsi.
Il matrimonio è come la morte: pochi ci arrivano preparati.