Non manca mai a nessuno una buona ragione per uccidersi.
Ai nostri tempi il suicidio è un modo di sparire, viene commesso timidamente, silenziosamente, schiacciatamente. Non è più un agire, è un patire.
Si fa l'elemosina, per levarsi d'innanzi il miserabile che la chiede.
Le puttane battono a soldi. Ma quale donna si dà altro che a ragion veduta?
La paura di innamorarsi non è forse già un po' d'amore?
Quando ci lasciavamo non ci pareva di separarci, ma di andare ad attenderci altrove.
La presente condizione dell'uomo, obbligandolo a vivere e pensare ed operare secondo ragione, e vietandogli di uccidersi, è contraddittoria. O il suicidio non è contro la morale sebben contro natura, o la nostra vita, essendo contro natura, è contro la morale. Questo no, dunque neppur quello.
L'ossessione del suicidio è caratteristica di colui che non può né vivere né morire, e che non distoglie mai l'attenzione da questa duplice impossibilità.
Se siete dell'opinione che contemplare il suicidio è prova sufficiente di una natura poetica, non dimenticate che le azioni parlano più forte delle parole.
La difficoltà di commettere suicidio sta in questo: è un atto di ambizione che si può commettere solo quando si sia superata ogni ambizione.
Il suicidio richiede un destinatario o dei destinatari. Qualcuno che noi decidiamo di punire.
A che serve sbarazzarsi del mondo, quando nessun'anima mai sfugge al destino eterno della vita?
Avevo tutto. Soldi, fama, auto, donne. Eppure mi sentivo infelice. Forse perché i valori a cui mi aggrappavo erano falsi. Mi tornavano in mente le biografia di Marilyn e James Dean, di tante star che al culmine della celebrità avevano trovato la morte, magari suicidandosi.
E' ottimista. Crede che dipenda da lui quando vuole suicidarsi.
Morire è essere totalmente altri. Per questo il suicidio è vigliaccheria; è offrirci completamente alla vita.
Se non siamo felici in vita, il trucco non è abbandonare il corpo ma unirsi all'anima.