Non è vero che ci si abitua, si è sempre più stanchi, semplicemente.
Detesto i prati perché tutti li hanno, come tutti ascoltano un certo tipo di musica. La gente ha i prati davanti alle case perché non ha nient'altro da fare. Non so in Europa, ma qui tutti hanno un prato. E quando si tende a fare le cose che fanno tutti gli altri si diventa tutti gli altri.
Gente che va su e giù per le scale mobili, negli ascensori, che guida automobili, le porte dei garage che si aprono schiacciando un pulsante. Poi vanno in palestra per smaltire il grasso.
Accavallò le gambe e si tirò su la gonna. Si può andare in paradiso anche prima di morire.
Il vero passo avanti è capire le donne e l'amore. O forse il passo avanti era saper uccidere con indifferenza.
Ovunque tutti sbraitano dignità, rappresentanza, ma le loro menti e le loro anime sono fango e merda, e come si fa a dare dignità alla merda?
Prendere un'abitudine è cominciare a cessare di essere.
Nulla di ciò che è per natura può assumere abitudini ad essa contrarie: per esempio, la pietra che per natura si porta verso il basso non può abituarsi a portarsi verso l'alto, neppure se si volesse abituarla gettandola in alto infinite volte.
Se diventi schiavo dell'abitudine, lentamente ti spegni.
L'abitudine rende sopportabili anche le cose spaventose.
Si fa l'abitudine a tutto, anche al continuo peggioramento di ciò che già era ai limiti della sopportazione.
In genere le catene dell'abitudine sono troppo leggere per essere avvertite finché non diventano troppo pesanti per essere spezzate.
L'abitudine è l'abitudine, e nessun uomo può buttarla dalla finestra; se mai la si può sospingere giù per le scale, un gradino alla volta.
L'abitudine è la grande guida della vita umana.
L'abitudine rende sopportabile anche le cose spaventose.
L'abitudine è in qualche modo simile alla natura, giacché "spesso" e "sempre" sono vicini; la natura è di ciò che è sempre, l'abitudine di ciò che è spesso.