Il mio apostolato deve essere quello della bontà.— Charles de Foucauld
Il mio apostolato deve essere quello della bontà.
Non è la tentazione che è forte, sono io che sono debole.
Il regno del cielo è per noi, è pronto per noi. Non attacchiamoci dunque alle cose della terra, che assomigliano così poco a un regno. Che pazzia attaccarci a questo, noi re, noi possessori del regno celeste!
Pensa che devi morire martire, spogliato di tutto, steso per terra, nudo, irriconoscibile, coperto di sangue e ferite, violentemente e dolorosamente ucciso e desidera che questo avvenga subito.
Dio si serve dei venti contrari per condurci in porto.
Per esser buoni, però, bisogna essere a posto davanti a Dio, davanti al prossimo e davanti a noi stessi.
Ad una persona buona non può capitare nulla di male: né in vita né in morte, le cose che lo riguardano non vengono trascurate dal Dio.
Colui che è buono, non sfoggia parole, e chi sfoggia parole, non è buono.
Fin quando crediamo di essere buoni non possiamo mai trovare Dio.
La bontà è qualche cosa che non si assimila. Il frutto è buono, ma il nocciolo è amaro.
Il fatto di base è che l'umanità sopravvive grazie alla bontà, all'amore e alla compassione. Che gli esseri umani abbiano la capacità di sviluppare queste qualità è la loro vera benedizione.
La fiducia nella bontà altrui è una notevole testimonianza della propria bontà.
Quando il presidente del Consiglio dona a un giornalista un orologio Cartier il giornalista lo accetta, il giornalista medesimo tende poi spontaneamente alla bontà.
Ammettere la bontà al di fuori di sé, significa accettare che non siamo noi i giudici delle cose: se abbiamo ricevuto la vita, non ne siamo padroni.
La giustizia è la bontà misurata in millimetri.