La vecchiaia è il compimento della vita, l'ultimo atto della commedia.
La vera gloria mette radice, anzi si estende, mentre tutte le false pretese cadono come fiori: una finzione non può durare.
Non con le forze, non con la prestezza e l'agilità del corpo si fanno le grandi cose, ma col senno, con l'autorità, col pensiero.
Non c'è legame più certo di amicizia che una identità di comunione delle idee e dei gusti.
La vita dei morti è riposta nel ricordo dei vivi.
Sicuramente non c'è nulla di più utile che comprendere che noi siamo nati per la giustizia e che il diritto non è stato costituito dalla convenzione, bensì dalla natura.
Non diventerò vecchio: io sono come una stella cadente.
Quanto più un uomo invecchia, tanto più si riavvicina alla fanciullezza, finché lascia questo mondo in tutto come un bambino al di là del tedio della vita e al di là del senso della morte.
La vecchiaia non m'è mai sembrata una scusante alla perfidia umana: anzi, son più disposto a considerarla una circostanza aggravante.
Il peggio quando si invecchia è che si resta giovani.
L'uomo vecchio ha per nemico tutta la natura.
Arrivati a una certa età, non si può più discutere, si può solo imparare o insegnare. Imparare sarebbe, ancora, il meglio. Ma chi può insegnare a un vecchio? Deve imparare da se stesso, o sparire.
Invecchiare non è altro che rassegnarsi a invecchiare. Non trovo un'altra spiegazione.
Certi vecchi sono come gli elefanti. Di tanto in tanto si eccitano e diventano selvaggi.
Prima di diventare vecchio ho cercato di vivere bene, ora che sono vecchio cerco di morire bene: a morire bene significa morire volentieri.
Per la società, la vecchiaia appare come una sorta di segreto vergognoso, di cui non sta bene parlare.